• Diritto di fare sport: significa che qualunque siano le condizioni fisiche e caratteriali dei bambini, questi non devono essere in alcun modo emarginati dal loro diritto di praticare una qualsiasi disciplina sportiva; l’adulto non può assolutamente negargli questa possibilità, anzi deve potergli offrire tutte le condizioni adattabili a livelli e bisogni.
  • Diritto di divertirsi e di giocare: la nozione di divertimento sovente passa in secondo piano quando la pressione agonistica prende quota, inventarsi alcune personali regole non giova al bambino praticante in un’attività sportiva considerata ludica se non scolastica; rispettare l’età del bambino potrebbe essere un primo passo per ricordare agli adulti che egli pratica sport per giocare e divertirsi. Esagerare con le aspettative nell’ambiente sportivo potrebbe provocare il potenziale abbandono precoce all’attività sportiva causa del mancato divertimento.
  • Diritto di beneficiare di un ambiente sano: l’esagerato business nello sport corredato al doping, al calcio scommesse e, come già sottolineato, ad un precoce stress da risultato provocano alterazione in linea generale; le condizioni ambientali rischiano l’inquinamento. Grazie alle federazioni e agli enti che si prodigano alla valorizzazione del fair play, ci si augura che tali comportamenti negativi evitino di intaccare l’interpretazione dello sport da parte dei nostri bambini, poiché la tendenza ad imitare è sempre in agguato.
  • Diritto di essere trattato con dignità: ai giorni d’oggi sembra essere arduo il compito degli adulti, questi per quei motivi sopra citati si mostrano con autorità, minacce, urla e quant’altro sovente dimenticando che esistono mezzi e metodi di comunicazione nei riguardi dei bambini tali da ottenere identici se non maggiori risultati al proprio operato evitando così che il ragazzo si senta frustrato e deluso se non addirittura un essere inferiore. Spetta dunque all’adulto creare le condizioni favorevoli all’ottenimento di questi obiettivi e soprattutto per comprendere questi aspetti non bisogna essere laureati in psico-pedagogia, basta il buon senso.
  • Diritto di essere accompagnato e allenato da persone competenti a seguire allenamenti adatti alle proprie possibilità: Purtroppo dati ufficiali fanno notare una carenza di allenatori ed istruttori adulti competenti e formati adeguatamente al far bisogno di atleti particolarmente giovani; uomini o donne che si offrono magari investendo solo il loro tempo e la loro buona volontà. Sovente la scarsa competenza provoca altrettanto scarsi risultati riguardanti l’aspetto fisiologico e psicologico del bambino; è ovvio quindi impegnarsi per accrescere la preparazione degli operatori sportivi.
  • Diritto di misurarsi con giovani con le stesse opportunità di successo: Confrontarsi con avversari di non pari livello non può che dare riscontro al bambino di sentirsi imbattibile se non al contrario impotente. Ciò nel tempo non offre al soggetto la possibilità di misurarsi con le proprie potenzialità, provocando in molti casi l’insuccesso personale nello sport. Tali situazioni non giovano e non mostrano utilità sotto l’aspetto educativo.
  • Diritto di partecipare a competizioni adatte: Le competizioni sportive in molti sport si devono adattare ai bambini in rapporto allo spazio ed al tempo. Le stesse dovrebbero essere intraprese con uno spirito di aggregazione ed accostamento alla scelta dello stesso sport, lasciando possibilmente sgombra la mente del bambino alla pressione psicologica trasmessa dagli adulti, evitando così di esasperare lo sport praticato dal bambino in imitazione dello stesso svolto dagli adulti.
  • Diritto di praticare il proprio sport nella massima sicurezza: troppo spesso incidenti evitabili accadono durante le sedute di allenamento, questi aggiunti ad inadeguate e fatiscenti strutture, sono pericoli in agguato per i bimbi. Con questo si ritiene necessario ricordare ulteriormente che una delle problematiche più importanti da tenere in considerazione è la tutela medico sportiva e la capacità dell’adulto istruttore a vigilare sui rischi di traumi talvolta riconosciuti irreversibili.
  • Diritto di disporre del sufficiente tempo di riposo: tema rivolto non solo ai genitori quali ago della bilancia della quotidianità e delle attività svolte dal bambino (scuola, casa, studio, ecc.), ma anche rivolto al tecnico che deve saper conciliare un programma di allenamento equilibrato e che offra al bambino i giusti tempi di recupero sia fisici sia mentali, questo significa non eccedere con carichi di lavoro inadatti all’età del bambino.
  • Diritto di non essere un campione: non dissipare il sogno di diventarlo, ma non trattarlo come se già lo fosse…è solo un bambino, non dimentichiamolo!!!